IL CAPO

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domenica 29 marzo 2009

LA MAGIA DEL CONSULENTE/MANAGER



Come si costruiscono i grandi successi

Lo stregone che c’è in te
Le doti carismatiche dei manager non sono altro che l’effetto della capacità di intravedere alternative che la mente umana esplora con difficoltà. Né più né meno dei maghi più abili, spiegano Paolo Legrenzi e Maria Grazia Favrin

Il mondo dei maghi, degli illusionisti, dei cartomanti e quant’altro sembra non avere nulla a che fare con il mondo dei manager. I primi vivono d’inganni, i secondi di razionalità economica. Eppure, dal punto di vista di chi studia come funziona il pensiero dell’uomo, l’abilità nei due campi è basata su analoghi meccanismi della mente. Un grande manager e un grande mago ci aprono a mondi alternativi, a realtà immaginarie ma capaci di produrre effetti nel mondo reale.

La contaminazione della magia con lo spettacolo è divenuta garanzia di derisione ludica. Non è sempre stato così. Nelle sue 900 tesi (1486), Pico della Mirandola ricordava le nobili origini della parola “mago”, che deriva dal persiano e rinvia sia alla figura del “filosofo” e del “saggio” della tradizione greca, sia a quella del profeta e del cabalista della cultura ebraica.

Nei manuali di organizzazione aziendale si allude raramente alla magia, e solo quando si parla del ruolo ottimale del manager in un’organizzazione secondo la prospettiva simbolica. L’approccio umanistico enfatizza il carisma di un leader in quanto creatore di significati e di nuove visioni. Il manager “mago” deve saper arricchire il senso del lavoro in un’organizzazione, generare entusiasmo e sapere innescare trasformazioni impensabili.

Questa prospettiva di solito si contrappone a una più diffusa concezione del management come capacità di razionalizzazione e soluzione dei problemi che un’organizzazione deve affrontare. Ancora una volta si potrebbe supporre che la figura del manager-mago poco abbia a che fare con la razionalità. Eppure, quando una persona dice di un’altra “ha un tocco magico … sembra un mago .

. . ”, e così via, si allude spesso con ammirazione a una ben precisa capacità.

La differenza tra illusionismo e magia

Per impostare l’eventuale confronto tra manager e maghi dobbiamo intenderci su che cosa sia la magia. Nel mondo contemporaneo la parola viene usata con differenti significati. Esistono gli illusionisti, che sono capaci di realizzare sotto i nostri occhi un trucco, che noi non riusciamo a svelare.

Per molte illusioni bastano le mani e un mazzo normale di carte da gioco. Ad esempio, compare una carta da gioco dal palmo di una mano apparentemente vuota, una carta si trasforma in un’altra, esce qualcosa da un recipiente che non contiene nulla o viceversa e altre cose del genere. Noi non attribuiamo al prestigiatore poteri veramente magici.

Sappiamo che è un uomo come noi, soltanto più abile con le mani. L’inganno suscita in noi perplessità, divertimento, sorpresa e ammirazione. L’illusionista non cambia veramente il mondo esterno ma sfrutta una caratteristica della mente degli spettatori.

Questi, ad esempio, concentrano la loro attenzione su una mano del prestigiatore o su un altro punto del suo corpo. Il fatto che gli spettatori guardino proprio lì impedisce di accorgersi che l’illusione viene nel frattempo generata altrove. In altre parole l’illusionista interviene abilmente sui modelli mentali altrui creando sorprese.

Per cambiare un’organizzazione, non occorre sempre modificare la struttura degli incentivi, intervenire sul comando o sui prodotti. Talvolta basta semplicemente ritoccare il punto di vista di chi vi appartiene. Un buon manager fa un lavoro simile a chi svela un’illusione, fa cadere un velo che ci impediva di vedere in modo positivo le cose e di provarci gusto.

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