IL CAPO

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domenica 29 marzo 2009

PROFESSIONISTI


PROTAGONISTI.
Intervista a Hermann Simon, massimo esperto mondiale di pricing

Lezione anticrisi
Quali politiche dovrebbero adottare oggi le imprese italiane? Ridurre i costi, limitare i volumi, migliorare il servizio e, soprattutto, non abbassare i prezzi. Hermann Simon spiega perché a Franco Vergnano

Hermann Simon, consulente di calibro internazionale, secondo una classifica tedesca, è ritenuto l’erede di Peter Drucker: ha un passato di professore sia ad Harvard sia all’Insead. Crede molto nelle Pmi e nell’Europa. Ha una società di consulenza, specializzata in prezzi e marketing, in crescita: nata a Bonn venticinque anni fa, la Simon-Kucher & Partners (Skp) conta oggi circa 500 dipendenti in 18 città del mondo e coltiva legami d’affari con tutte le più grandi multinazionali: da Allianz a Coca-Cola, da Siemens a Microsoft, da Bayer a Procter & Gamble, da Bertelsmann a Panasonic. In Italia Simon è noto, oltre che come consulente, per diversi libri di successo, scritti a quattro mani con Danilo Zatta, ad di Skp Italia, pubblicati dal Sole 24 Ore, tra cui il nuovissimo Strategia e cultura d’impresa: come favorire strategie di successo impostando al meglio la cultura aziendale.

Cominciamo dal suo ultimo libro. Che differenze vede in termini di cultura d’impresa tra le grandi e le piccole imprese?

Non c’è dubbio che le grosse società curano molto di più, almeno a parole, questo aspetto. Soprattutto, per dirla con Edgar Schein, per gli aspetti esterni, cioè il “secondo livello” dei valori dichiarati, anzi vorrei dire per quelli più appariscenti.

Le Pmi, invece, hanno forse una minor consapevolezza, anche perché risultano più umili, più modeste, senza particolari e/o sistematiche manifestazioni verso gli stakeholder. I big hanno anche strutture maggiormente burocratiche.

Vede particolari differenze tra la Germania e l’Italia?

Forse noi abbiamo un maggior numero di grandi e medie aziende in settori cruciali come ad esempio la chimica e la farmaceutica.

Però esistono anche parecchie similitudini, specialmente per quanto riguarda le aziende di minori dimensioni e il family business. Forse in Germania c’è più specializzazione ingegneristica, ma l’orgoglio imprenditoriale è molto simile. Ci sono città, anche molto piccole, che hanno saputo esprimere molta imprenditorialità.

Ad esempio con leader di nicchia. A Künzelsau, che conta 19mila abitanti e si trova nei pressi di Stoccarda, sono localizzati 10 leader mondiali in diversi settori come Würth (n. 1 al mondo per prodotti per fissaggio e utensili), Berner (n.

2 al mondo negli articoli tecnici), Ebm-Papst (n. 1 al mondo per ventilatori assiali). A Windhagen presso Colonia, paese con soli 3mila abitanti, vi sono tre leader di mercato mondiali: Wirtgen (detiene il 70% del mercato globale nelle frese stradali), Ergoline (n.

1 nella produzione per lettini solari), Geutebrueck (sistemi di sorveglianza). Questi due centri sono esempi di distretti imprenditoriali dove la voglia di fare impresa ed eccellere a livello globale ha contagiato più imprenditori in diverse nicchie.

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